Quaranta pagine e circa ottantamila parole dopo, a passeggio nella storia e sulle pietre antiche del BorGO con il nostro “giornale”, non siamo più tanto sicuri che BORDERLESS sia l’aggettivo che meglio descrive il nostro Qui. Ora.
Come ci sentiamo davvero rispetto al confine?
E non ci interessa naturalmente chi come un gambero guarda sempre indietro, spalle ben rivolte al futuro, perdendosi la magia delle luci del primo mattino. Proprio no.
Pensiamo piuttosto alla parola ćevapčići che i bambini nati qui, in famiglia di lingua e cultura italiana, pronunciano piccolissimi e spavaldi facendo squittire di gioia le zie di fuori regione. O ai piccoli contrabbandi dei nostri nonni, che mai e poi mai avrebbero considerato reato (ma che brivido quel “Dichiara?”!).
Pensiamo alla sorpresa dei nostri ospiti quando in due minuti di bicicletta passiamo dall’aperitivo in piazza Vittoria con un calice dorato del Collio, all’ombra del Castello medievale, tra rintocchi di campanili a cipolla settecenteschi, alla cena informale e fusion affacciata sulla piazza socialista e dinamica nel cuore di Nova Gorica, bimbetti urlanti che giocano a piedi nudi con la fontana complice.
È certamente BORDERLESS la facilità con cui fisicamente (oggi) passiamo di qua e di là. Eppure… eppure?