Il giorno di San Nicolò, “i ragazzi che la sera prima di coricarsi, mettevano un piatto oppure una scarpa sul davanzale della finestra, perché il santo vescovo riponesse i doni, trovavano, svegliandosi la mattina, oltre le ghiottonerie che potevano venire acquistate nei negozi del Glessig, del Paulin o dell’Alpi, anche i giocattoli del Lazzar, del Potatzky (zujatui dal Potaschi), che consistevano in scatole con casette di legno dipinte a colori vivaci (ciazùtis), trombette (pìvis) pure di legno, soldatini di piombo e, per certi, non mancava un fascio di verghe legate con un nastrino rosso … donate da compare Satana (diàu), ch’era venuto a portare i doni ai ragazzi cattivi invece di San Nicolò. In quella mattina i ragazzi cantavano il vecchio adagio:
San Nicolò di Bari,
La festa dei scolari.
Se no faremo festa,
Ghe tajaremo la testa.”
– Gorizia d’altri tempi, R. M. Cossar